Sono tornata da poco dall’evento nazionale di APOI- Associazione professional organizers Italia- della quale faccio parte ormai da quattro anni.
È per la quarta volta, infatti, che mi riunisco con gli altri professionisti di settore provenienti da tutta Italia per delle giornate di formazione ed un confronto sincero.
Partecipare, a nostre spese tra l’altro, non è un obbligo ma è fortemente consigliato dall’Associazione per riuscire a sentirsi parte di una comunità professionale qualificata che lavora in maniera indipendente sul territorio, ma con l’obiettivo comune di diffondere il valore dell’organizzazione personale nel nostro paese.
Chi si associa ad APOI sceglie di rispondere a requisiti professionali ben precisi, di rispettare il cliente e di avere anche un atteggiamento leale e collaborativo con gli altri p.o. della penisola.
Ti farò una confessione: non è sempre facile fare il professional organizer in un paese dove si fa ancora fatica a far capire cosa faccia un professionista dell’organizzazione e sicuramente, se non mi occupassi anche di comunicazione, sarebbe davvero frustrante.
In Italia ci sono circa 200 p.o. , ancora pochissimi rispetto alle esigenze ed alle problematiche di organizzazione che hanno aziende, famiglie e privati in generale .
Ancora purtroppo la conoscenza della professione rispetto a tanti paesi all’estero è minima.
Eppure, in tanti sarebbero sollevati a sapere che possono contare sull’aiuto di un professionista qualificato che li segua in maniera personalizzata per semplificare la propria attività o la dimensione privata!
Giornate come quelle che ho trascorso a Milano per l’evento APOI sono per me linfa vitale per sostenere la mia professione e momento di scambio e relazione sincera con chi svolge il mio lavoro in altre aree geografiche e di intervento.
La condivisione è un momento fondamentale per chiunque lavori perché unisce e fa crescere.
Vuoi un esempio di una situazione simile?
Se hai figli o animali domestici sai quanto il confronto con chi sta vivendo la stessa esperienza del crescere e far diventare grande la propria “creatura” ti ha unito con la comunità di genitori che frequenti o con i proprietari di cani con i quali ti vedi spesso ai giardinetti.
Eppure, la storia di ognuno è diversa ed ognuno ha i propri obiettivi educativi e la propria vita.
Ma quanto abbiamo imparato l’un l’altro e quanto è stato importante sapere che anche altre persone hanno vissuto le stesse difficoltà, preoccupazioni o le stesse gioie?
Moltissimo!
Il confronto con gli altri e la condivisione delle proprie esperienze è vitale, sia per chi lavora come dipendente insieme ad altre persone, sia per chi- come me- in teoria non ha dei colleghi diretti e magari potrebbe anche temere un po’ di concorrenza.
Ma se si ama il proprio lavoro e ci si preoccupa di farlo crescere ed evolvere si deve imparare a mettersi maggiormente in gioco.
Cosa ci deve spingere ad aprirci, a confrontarci ed a condividere le nostre esperienze lavorative con gli altri?
La convinzione che tutto ci ritorni “in positivo” e che, come quando diamo un consiglio ad un’altra mamma riguardo ad un’esperienza che abbiamo già vissuto, questo confronto possa soltanto arricchirci e farci crescere.
Non è un caso che le aziende più strutturate diano un peso molto importante alla “retention” ovvero la fidelizzazione del dipendente che deve sentirsi parte di una comunità, accumulato dagli stessi valori dell’azienda e degli altri collaboratori che vivono la stessa realtà lavorativa.
Si organizzano infatti attività di team building, cene, progetti di vario tipo per far socializzare i dipendenti e farli unire al di là dell’obbligo lavorativo.
Non è sempre fattibile (ed auspicabile) far diventare amici i colleghi, ma sicuramente far scaturire in loro il desiderio di collaborare e confrontarsi può essere solo vantaggioso per tutti.
E chi lavora come libero professionista?
Deve trovare assolutamente il modo di confrontarsi con la sfera di chi collabora con lui per alcuni progetti o di chi fa lo stesso lavoro.
Per alcune professioni esistono gli albi e tante attività suggerite per riunirsi, conoscersi e collaborare; per altre professioni- come la mia ad esempio- ci sono associazioni spontanee che sposano valori e sottoscrivono uno statuto per uniformarsi ed offrire al cliente uno standard qualificato.
Qualunque sia la tua professione, ti suggerisco di non avere paura di confrontarti e condividere perché tu sei unico/a in quello che fai e potrai solo crescere nell’incontro con un altro professionista.
Siamo tutti sostituibili a livello di ruolo o mansione: quello che nessuno potrà mai copiare o sostituire è il nostro modo di svolgere la nostra professione.
Quindi apriamoci al confronto, alle nuove collaborazioni, al dialogo ed al cambiamento altrimenti rimarremmo fermi, demotivati e non più aggiornati come il mercato del lavoro ci richiede costantemente.
Buon mese di novembre!
ps in foto un momento “simpatico” dell’evento nazionale dove sono ritratta insieme ad alcune “colleghe” apoi del gruppo comunicazione.